I sintomi che di solito portano un paziente dal dentista per la visita sono
dolore ai denti, alle gengive o alle mascelle, oppure sanguinamento gengivale. Ma bisogna sottolineare che vi sono anche
patologie silenti, se non in tutto il processo di sviluppo, almeno nella loro fase iniziale. Sono da considerare anche problemi strutturali, come l’
affollamento dentale o la
caduta tardiva dei denti da latte che possono ostacolare il corretto sviluppo della dentatura definitiva, oppure la presenza di
denti soprannumerari, che mettono in pericolo l’allineamento e l’occlusione.
? possibile che il paziente abbia subito traumi tali da
scheggiare o addirittura rompere il dente, rendendolo irrecuperabile. Inoltre, come tutto il resto dell’organismo, la bocca si evolve con il passare del tempo. Un esempio lampante è dato dai
denti del giudizio, o terzi molari, che dovrebbero erompere fra i 17 e i 30 anni d’età ma talvolta restano inclusi, causando mal di denti, disallineamento, ecc.
Ecco perché è essenziale portare avanti una corretta
prevenzione odontoiatrica, che prevede il sottoporsi a una visita dentale
ogni sei mesi circa,
al massimo una volta all’anno. Sta allo specialista indicare le tempistiche adatte a ogni singolo paziente in base alla sua storia clinica e alle sue caratteristiche. Questo approccio consente di intervenire tempestivamente e quindi con metodi meno invasivi di quelli a cui si è costretti a ricorrere in emergenza.
I seguenti sono alcuni esempi di
patologia odontoiatrica riscontrabili durante una visita orale:
- Carie. Il dolore tipico indica che il dente è stato attaccato dai batteri, i quali sono riusciti a penetrare all’interno e a danneggiare la polpa, la componente vitale del dente stesso. Nella sua fase iniziale, la carie può essere asintomatica (il che significa che non si è estesa in profondità), ma può comunque risultare estesamente visibile durante la visita dentale. Una carie può formarsi a causa non soltanto di una igiene orale poco attenta, ma anche di disallineamento o fragilità dei denti, di una scarsa quantità di saliva (che diminuisce con il passare del tempo), di abitudini scorrette (in particolare il fumo) o di un’alimentazione poco sana e soprattutto ricca di zuccheri.
- Gengivite. L’infiammazione delle gengive, con arrossamento e gonfiore, è causata soprattutto dall’accumulo della placca, costituita da batteri, cellule morte e minuscoli residui di cibo. Seppur si tratti di una problematica molto diffusa e di per sé di lieve entità, non va minimamente trascurata: una gengivite non trattata per tanto tempo può infatti favorire lo sviluppo di una parodontite.
- Granuloma, ossia l’infiammazione cronica dell’apice radicale del dente, che è l’elemento più prossimo alle mascelle superiore e inferiore. ? un disturbo particolarmente subdolo, poiché può restare silente per diversi anni. Qui sta l’importanza della prevenzione tramite regolari visite odontoiatriche: anche asintomatico, il granuloma dev’essere sempre trattato, per evitare un impatto sul sistema immunitario e la conseguente comparsa di altre infezioni.
- Ascesso dentale, un accumulo di pus che può formarsi intorno alla radice del dente. In assenza di un adeguato trattamento, l’ascesso può rompersi o favorire la formazione di una fistola o di una cisti. Nelle situazioni più estreme, l’infezione può anche degenerare in setticemia.
- Parodontite. Come accennato, se la gengivite non viene affrontata nel modo corretto, fra gengive e denti possono formarsi le cosiddette tasche parodontali, ovvero sacche che finiscono per intaccare l’area compresa fra radice e osso. In questo minimo spazio disponibile, i tessuti non ricevono la giusta quantità di ossigeno: l’ambiente ideale per lo sviluppo di colonie batteriche particolarmente aggressive. Ne consegue la parodontite, un’infiammazione cronica che si manifesta con sintomi come dolore, gonfiore e sanguinamento delle gengive, masticazione dolorosa, recessione gengivale ed esposizione delle radici. Anche se spesso viene identificata come sinonimo, la piorrea ne è invece la forma più grave: in questo caso la recessione gengivale si spinge a un punto tale da provocare la mobilità dei denti. Non è un caso che proprio la parodontite sia una fra le cause più frequenti di perdita dei denti. Ma non è l’unico motivo per temere questa patologia: la sua stretta connessione con l’azione batterica e la dinamica della circolazione sanguigna la rendono una probabile causa di patologie cardiovascolari e perfino parti prematuri.
- Pulpite dentale, l’infiammazione della polpa dentale. Può essere facilitata da traumi o anche dal bruxismo, ma è in genere l’esito di una carie trascurata. Il sintomo che la caratterizza non è di facile comprensione, poiché si tratta di un dolore “pulsante”. Nei casi più gravi, fortunatamente rari, alla pulpite segue la necrotizzazione della polpa.
Per quanto riguarda le visite odontoiatriche in età pediatrica, è bene ricordare che intervenire su di una dentatura problematica il più rapidamente possibile non solo consente di
migliorare il lato estetico della dentatura (e dunque anche influire sull’autostima), ma permette anche di
agevolare la masticazione, lo sviluppo di una postura corretta e indirettamente la salute dell’apparato cardiocircolatorio.