Di solito, basta una visita dentistica ad accertare la diagnosi: lo specialista osserva il cavo orale e riconosce facilmente i segnali, soprattutto se anticipano quelli di una parodontite. Ma per procedere a curare la gengivite con un trattamento specifico, è necessario comprenderne le cause: ecco perché è importantissimo
evitare soluzioni fai da te e affidarsi al dentista, che interroga il paziente sulle proprie abitudini igieniche, sullo stile di vita e su altri eventuali fattori di rischio.
Come per altre patologie, anche nel caso della gengivite la terapia deve essere tempestiva, per non incorrere in possibili complicazioni. Il primo tra i rimedi per una gengivite è
la migliore igiene orale possibile, ovvero
il lavaggio dei denti con lo spazzolino almeno 2 volte al giorno e soprattutto prima di andare a dormire. La stessa modalità di spazzolamento è importante: il movimento dello spazzolino deve andare dall’alto verso il basso e non risultare troppo energico.
Altro grande alleato dell’igiene orale è
il filo interdentale, che aiuta a mantenere puliti anche gli interstizi fra un dente e l’altro.
Se la gengivite si è già sviluppata in modo serio oppure se il tartaro non è più rimovibile con le normali pratiche igieniche, il ruolo del dentista si fa ancora più importante. L’
igiene orale professionale permette infatti di rimuovere il tartaro attraverso l’utilizzo di strumenti appositi, che consentono di raggiungere anche i punti più ardui del cavo orale senza mettere in pericolo le gengive. Inoltre, durante il procedimento il dentista ha modo di visualizzare il cavo orale nella sua interezza ed eventualmente riconoscere la presenza di carie.
Di fronte a una gengivite, uno dei rimedi consigliati in genere dallo specialista è l’uso di un
collutorio antisettico, che facilita la gestione della placca batterica. Attenzione, però: non è un metodo sostitutivo delle pratiche igieniche fondamentali, quanto piuttosto un sostegno temporaneo e da utilizzare solo su consiglio medico.
Nel caso la gengivite si sia ormai evoluta in
parodontite, una possibilità da valutare è il
curettage gengivale. Si tratta di una tecnica chirurgica da eseguire con il paziente sotto anestesia, a cui il dentista ricorre
solo se le tasche parodontali sono meno profonde di 5 millimetri. Questo intervento prevede la rimozione di tartaro e placca batterica dalle tasche gengivali, che vengono raschiate con uno strumento specifico: si eliminano così i tessuti molli e si pulisce anche la radice dentale, se esposta. Dopo alcuni giorni dall’intervento, la gengiva si sgonfia e ritorna nella propria posizione naturale, aderente ai denti. ? una possibilità da valutare con attenzione, poiché, se ne beneficiano salute delle gengive e stabilità dei denti, è però possibile che dopo il curettage gengivale i denti risultino maggiormente sensibili.
Caso particolare è poi la
gengivite desquamativa, per cui la terapia è ancora più strettamente legata alla sua origine. In caso di presenza di Lichen Planus, è molto probabile l’uso di corticosteroidi topici, mentre la presenza di Pemfigo volgare richiede l’assunzione di corticosteroidi sistemici e immunosoppressori. In seguito alla terapia farmacologica, la corretta igiene orale manterrà un ruolo imprescindibile. Per alleviare i sintomi e in alcuni casi agevolare il processo di guarigione, il paziente può ricorrere, sempre su indicazione medica, a
rimedi naturali contro la gengivite, come preparati oppure oli essenziali di piante dalle proprietà antibatteriche, cicatrizzanti e disinfettanti (aloe vera, salvia, malva, calendula, menta, chiodi di garofano) da applicare sulle gengive.