Il trattamento del piede torto congenito si basa generalmente sul metodo Ponseti, così chiamato dal nome del medico che l’ha ideato. Si tratta di un protocollo standardizzato e certificato, che riduce la necessità di interventi chirurgici invasivi e permette di correggere la malformazione già nel neonato e con ottimi risultati.
Il percorso terapeutico Ponseti si articola in tre fasi.
- Gessi correttivi. Inizialmente il piede viene manipolato dall’ortopedico e ingessato per mantenerlo nella posizione corretta. Il gesso viene sostituito settimanalmente con uno nuovo, per raddrizzare il piede in modo graduale e progressivo. A seconda dei casi e della gravità della deformità, questa fase ha una durata di 3-6 settimane, durante le quali il gesso viene sostituito settimanalmente.
- Intervento di tenotomia del tendine d’Achille. Dopo l’ingessatura, alla maggior parte dei pazienti (80%) viene praticata la tenotomia del tendine d’Achille, una piccola operazione percutanea che aiuta a correggere l’equinismo del piede. Questo intervento si esegue in anestesia locale e in regime di day-hospital.
- Tutore in abduzione. Il piede torto congenito ha un alto rischio di recidive e anche se al termine della seconda fase il piede appare completamente corretto, la deformità può tornare a presentarsi. Per prevenire queste ricadute, è importante che il bambino usi un apposito tutore in abduzione, un dispositivo che aiuta a mantenere il piede nella giusta posizione e ruotato verso l’esterno. Per il primi 3 mesi il bambino deve indossare il tutore 23 ore al giorno, poi il tempo di utilizzo giornaliero si riduce progressivamente, fino a essere indossato solo di notte fino ad almeno i 4-5 anni di età.
Il rischio di recidiva della malformazione diminuisce via via che il bambino cresce, tuttavia è consigliabile eseguire controlli periodici fino a quando si conclude la fase di crescita e viene raggiunta la completa maturità scheletrica.