Le occlusioni coronariche croniche totali rappresentano un reperto relativamente frequente della patologia coronarica e richiedono un approccio terapeutico mirato, frutto di esperienza e formazione specifica. Il segmento coronarico risulta completamente ostruito da almeno 3 mesi, non essendo quindi la conseguenza di un evento miocardico acuto ma di una evoluzione progressiva della malattia coronarica.
Diagnosi e sintomi
La diagnosi viene effettuata attraverso la
TAC coronarica o la coronarografia, sulla base di sintomi che vanno dall’angina (sensazione di peso o dolore al petto durante esercizio fisico) alla mancanza di fiato alla ridotta tolleranza agli sforzi. Nei pazienti diabetici la presenza di occlusioni croniche è maggiore, così come in quelli che manifestano scompenso cardiaco.
Approccio terapeutico
Come per tutti i tipi di stenosi coronariche, l’approccio terapeutico è di tipo chirurgico o percutaneo.
Intervento chirurgico
In passato, l’approccio principale era rappresentato dalla chirurgia attraverso l’esecuzione del
bypass coronarico: questo consiste nel posizionare un nuovo vaso sanguigno prelevato da un’altra parte del corpo a guisa di ponte a superare l’occlusione e ripristinare il flusso sanguigno al cuore. Per quanto efficace, l’intervento comporta una degenza e dei tempi di recupero relativamente lunghi.
Intervento percutaneo
Negli ultimi anni l’approccio percutaneo si è sviluppato notevolmente attraverso
l’innovazione tecnologica e lo sviluppo di nuove tecniche di ricanalizzazione. La disponibilità di dispositivi sempre più sofisticati e la messa a punto di algoritmi di intervento standardizzati ha consentito ad operatori con grande esperienza di raggiungere percentuali di successo dell’85-90% circa. Dietro questi importanti traguardi si cela un intenso impegno di formazione specifica per l’apprendimento di tecniche estremamente complesse.
Gestione periprocedurale
Ogni caso comporta un approfondito studio dell’albero coronarico visualizzato attraverso la coronarografia, la preparazione del paziente per affrontare una procedura generalmente più lunga del solito, la pianificazione della tecnica e dei materiali da utilizzare, la monitorizzazione del paziente durante e dopo l’intervento e l’identificazione tempestiva di eventuali complicazioni. I pazienti possono essere dimessi direttamente al proprio domicilio generalmente entro 12-36 ore.
Follow Up e prevenzione secondaria
Come dopo ogni intervento sulle coronarie, il follow up è essenziale per monitorare la guarigione e adeguare il trattamento farmacologico. Il paziente deve essere informato sulla necessità di mantenere uno stile di vita sano e sottoporsi a controlli regolari.. La prevenzione secondaria è fondamentale per ridurre i rischi futuri, ed il paziente dovrebbe essere coinvolto attivamente nel percorso. In sintesi, le occlusioni coronariche croniche totali rappresentano una sfida impegnativa per il Cardiologo Interventista, che necessita di un percorso impegnativo e di capacità tecniche elevate per garantire una percentuale di successo elevata in questo sottogruppo complesso di pazienti.