Le vene varicose o varici sono una patologia benigna che solo in rari casi va incontro a gravi complicanze. Nella maggior parte dei pazienti, le vene varicose causano problematiche come
le varicoflebiti o tromboflebilti, cioè
fenomeni trombotici localizzati accompagnati da intenso dolore e rossore. Queste complicanze, anche se non gravi, influenzano molto la qualità della vita perché possono essere particolarmente dolorose e perché richiedono trattamenti mirati, per periodi medio-lunghi, basati su
terapie anticoagulanti e sull’
elastocompressione. Nei pazienti in età avanzata, le varici trascurate possono inoltre formare
ulcere difficili da curare e che si possono infettare.
Anche quando le vene varicose sono asintomatiche e non causano particolari fastidi è quindi raccomandabile
non trascurarle, perché questa condizione non regredisce e, anzi, con il tempo può dare problemi che limitano la possibilità di vivere una qualità di vita ottimale.
Rispetto al passato, oggi sono disponibili tecniche mininvasive che permettono di agire in modo rapido e non invasivo anche quando il problema è ancora localizzato, evitando così l’insorgenza di complicanze future.
Il dottor Filippo Maioli della
Flebologia del
Primus Forlì Medical Center ci spiega
le tre principali tecniche di trattamento delle vene varicose disponibili presso l’ambulatorio:
la scleroterapia ecoguidata, la polimerizzazione e l’ablazione laser (o laserterapia).
In che cosa consiste la scleroterapia ecoguidata?
I pazienti che presentano un problema di vene varicose lieve e localizzato possono essere trattati con la scleroterapia ecoguidata. Questa tecnica consiste nell’iniezione nella vena varicosa di un farmaco in forma di schiuma che
innesca un fenomeno trombotico localizzato che chiude la vena e causa la scomparsa della varice.
L’iniezione viene eseguita sotto guida ecografica, cioè usando un ecografo che permette di somministrare il farmaco con grande precisione nella vena varicosa: in questo modo il trattamento è mirato e rimane limitato alla vena da trattare.
"Questa tecnica è adatta ai casi in cui il problema delle vene varicose è ancora localizzato e causa generalmente solo un lieve fastidio al momento del trattamento": spiega il dottor Maioli.
Quando è adatta invece la tecnica di polimerizzazione?
Se le varici interessano dei tratti più estesi degli arti inferiori, un’altra possibilità è data dalla polimerizzazione, una tecnica sviluppata in tempi recenti che consiste nell’iniezione ecoguidata di una colla naturale, che “incolla” la vena varicosa. Analogamente alla scleroterapia ecoguidata, la colla usata nella tecnica di polimerizzazione chiude la vena e impedisce il reflusso del sangue: in questo modo,
viene eliminata la causa alla base della vena varicosa, che quindi scompare.
Si tratta di un trattamento estremamente mininvasivo, che può essere impiegato anche in pazienti che presentano altre patologie. "La polimerizzazione è particolarmente adatta alle persone che seguono terapie con anticoagulanti per problematiche cardiologiche perché, a differenza della scleroterapia ecoguidata, non è richiesta la sospensione dell’anticoagulante per eseguire il trattamento": chiarisce il dottor Maioli.
Come funziona il laser per le vene varicose?
L’ablazione laser o laserterapia è la tecnica che viene usata più di frequente nel caso di pazienti in cui le varici sono causate dall’
incontinenza della vena safena. La safena è una vena molto lunga e grande che percorre tutto l’arto inferiore, dal piede fino all’inguine: quando le sue valvole non riescono più a trattenere il sangue e a garantirne l’afflusso verso l’alto, si verifica una situazione di incontinenza safenica, che porta alla formazione di vene varicose.
L’ablazione laser della vena safena consiste in una sorta di “bruciatura” della vena. Dal punto di vista pratico, la safena viene incannulata per inserire la fibra ottica grazie alla quale viene erogato il laser all’interno della vena. La luce laser causa la chiusura della safena e si forma una cicatrice interna e invisibile. Si tratta di un intervento mininvasivo che non richiede incisioni, come accadeva invece con la tecnica chirurgica tradizionale di stripping.
Nel corso della stessa seduta, alla laserterapia viene quasi sempre associata anche la varicectomia, cioè l’asportazione delle vene dilatate con dei piccolissimi semitagli. «Il laser chiude la safena e la varicetctomia elimina le vene dilatate: in questo modo il paziente torna ad avere una gamba nella condizione più sana possibile».
Quali sono le principali raccomandazioni da seguire dopo il trattamento?
Le tre tecniche vengono tutte eseguite in Day Surgery. Alle dimissioni, che in genere avvengono dopo 30 minuti dall’intervento,
il paziente indossa già una calza elastica per favorire la guarigione.
Durante la convalescenza il paziente non deve rimanere immobile a letto. Al contrario, viene raccomandato di mantenersi attivi e di eseguire, per una settimana, passeggiate 2-3 volte al giorno, da alternare al riposo con la gamba in scarico.
Esistono controindicazioni assolute per questi trattamenti?
L’intervento di varicectomia è controindicato solo in una piccolissima percentuale di pazienti, in particolare quelli che hanno avuto in passato episodi di trombosi venosa profonda a livello delle vene principali, come la vena femorale o la vena poplitea. In questi casi, l’unico trattamento possibile è l’elastocompressione.