San Pier Damiano Hospital / 03 giugno 2024

Vene varicose, attenzione a non sottovalutarle

Vene varicose, attenzione a non sottovalutarle
L'insorgenza delle vene varicose viene spesso sottovalutata ma in realtà è bene non trascurare la loro comparsa per evitare spiacevoli complicazioni. Più frequenti nella popolazione femminile, è dunque indispensabile rivolgersi allo specialista in caso di sintomi, quali, senso di pesantezza alle gambe, crampi notturni o gonfiore. A spiegarne i motivi è il dottor Giulio Boscarino, coordinatore U.O. Chirurgia Vascolare al San Pier Damiano Hospital di Faenza.

Dottore, che cosa sono le vene varicose?

Le varici o vene varicose sono un problema che colpisce frequentemente ampie fasce di popolazione, generalmente di sesso femminile. Sono dilatazioni (ectasie) delle vene del sistema superficiale in cui si verifica la perdita progressiva di funzione delle valvole venose (insufficienza). Si crea un reflusso safeno femorale o safeno popliteo e il sangue rifluisce dalle vene profonde alle vene superficiali. In questo modo, la colonna di sangue nel circolo venoso superficiale (sangue non ossigenato) non riesce a risalire in direzione del cuore, ma si accumula distalmente e nei muscoli della gamba, sfiancando le diramazioni venose terminali che si dilatano (varici) e provocando la sintomatologia tipica di senso di pesantezza alle gambe, gonfiore alle caviglie, formicolio, prurito e crampi notturni. Se il problema delle vene varicose viene trascurato, può portare a complicazioni come la rottura dei gavoccioli varicosi con conseguente emoraggia alla vena dilatata, l’infiammazione delle vene superficiali (tromboflebite) e l’insufficienza venosa cronica caratterizzata dal gonfiore alle gambe, il gonfiore nella parte interna della caviglia, l’iperpigmentazione ed ulcere (generalmente perimalleolari) che stentano a cicatrizzare.

Quali sono le cause della loro insorgenza?

I fattori naturali più importanti per la comparsa di varici sono in primis la genetica (sono spesso problematiche familiari), quindi le abitudini di vita quali determinate attività lavorative che costringono a stare seduti o in piedi per lunghi periodi di tempo, lesioni precedenti alle gambe, il fumo, la 麻豆传媒团队, l’assunzione dei contraccettivi orali e l’alterazione della statica del piede. Purtroppo la storia naturale di questa malattia è ingravescente: una volta comparse le varici non regrediscono e se trascurate peggiorano e spesso portano alle complicanze suddette.

Chi sono i soggetti più a rischio?

I soggetti più a rischio sono le donne, chi ha una storia familiare positiva e chi è soggetto a fattori di rischio quali lo stare tanto in piedi, il fumo ed eventuali terapie ormonali.

La loro presenza deve destare preoccupazione? Quando è bene rivolgersi allo specialista?

La loro presenza deve sempre destare preoccupazione essendo un evento patologico. Quindi in caso di sintomatologia quale senso di pesantezza, crampi notturni, gonfiore delle estremità è essenziale eseguire l'esame diagnostico "gold standard" che è l'ecocolordoppler venoso con il paziente in piedi.

Come possono essere trattate?

In caso di reflussi venosi della giunzione safeno-femorale e safeno-poplitea accertati all’ecocolordoppler ed in presenza di sintomi correlabili all’insufficienza venosa scatta l’indicazione all’intervento chirurgico. Esistono però, nei casi meno gravi, terapie conservative, basate sull’utilizzo di calze elastocompressive e farmaci integratori flebotonici. Generalmente le terapie conservative si adottano nei pazienti giovani (viste le possibilità di recidive) o nei pazienti non candidabili ad intervento a causa di comorbidità. Nei casi di reflusso isolato è invece possibile un trattamento mirato sia con scleromousse sia con flebectomie ambulatoriali.

Come prevenirle?

E' essenziale lo screening con ecolordoppler ed in caso di familiarità o stili di vita a rischio è sempre indicato l'utilizzo di calze elastocompressive "preventive". Ovviamente alla comparsa dei sintomi è fondamentale rivolgersi allo specialista.
 
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Revisione medica a cura di: Dott. Giulio Boscarino

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