D'Amore Hospital / 21 marzo 2022

La chirurgia mininvasiva nelle protesi di anca, ginocchio e spalla

La chirurgia mininvasiva nelle protesi di anca, ginocchio e spalla
Gli approcci mininvasivi sono utilizzati per trattare diverse patologie nelle varie branche della chirurgia: gli ottimi risultati ottenuti con accessi mininvasivi nelle protesi monocompartimentali di ginocchio senza l’eversione della rotula, a partire dalla fine degli anni ’90, e nelle artroprotesi di anca hanno dimostrato un più rapido recupero funzionale nel paziente e aperto la strada allo sviluppo della tecnica con il relativo strumentario nell’artroprotesi totale di anca, di ginocchio e di spalla.

Di questa applicazione della chirurgia mininvasiva abbiamo chiesto al Dott. Vito Nicola Galante, dell’U.O. di Ortopedia e Traumatologia del D’Amore Hospital di Taranto.

Chirurgia mininvasiva: cos’è

La chirurgia mininvasiva, o laparoscopia, è un approccio chirurgico che, tramite tecniche e strumentazioni apposite, prevede di intervenire riducendo al minimo i traumi e, di conseguenza, i tempi di recupero del paziente. In particolare, il suo scopo è:
  • limitare il danno sulle parti molli;
  • ridurre le perdite ematiche;
  • ridurre il dolore post-operatorio;
  • accelerare i tempi di recupero;
  • ridurre i tempi di ospedalizzazione;
  • diminuire il danno estetico.

Chirurgia mininvasiva nella protesica di anca, ginocchio e spalla

La tecnica chirurgica mininvasiva può essere applicata con successo nella protesica di anca, ginocchio e spalla. La qualità dei risultati dipende in particolar modo da un’accurata selezione dei pazienti. L’approccio mininvasivo nella chirurgia protesica può essere applicato nella maggior parte dei casi. Non è, però, adatto:
  • in pazienti che presentano compromissione delle parti molli (pazienti affetti da artrite reumatoide o altre artriti infiammatorie, pazienti con diabete scompensato, pazienti che assumono cronicamente steroidi, pazienti che hanno precedenti cicatrici cutanee);
  • in pazienti che hanno gravi deformità articolari (in quanto le gravi deformità o le limitazioni dell’articolarità richiedono un’ampia dissezione e release dei tessuti molli per correggere le deformità);
  • per pazienti obesi;
  • in pazienti muscolosi.

Cicatrice e riduzione del danno tissutale

La dimensione della cicatrice nella protesica di anca, ginocchio e spalla è di 10 cm circa e dipende da:
  • costituzione del paziente (se la corporatura è grande, necessita di una protesi di taglia superiore e per impiantarla è opportuna un’incisione di dimensione maggiore);
  • lunghezza del tendine rotuleo per le protesi di ginocchio (Scuderi et al [2004] hanno notato che un tendine rotuleo breve richiede un’incisione cutanea e un’artrotomia più ampia, perché vi è maggior difficoltà nel sublussare lateralmente la rotula senza comprometterne l’inserzione sulla tuberosità tibiale);
  • habitus (pazienti muscolosi e pazienti obesi necessitano di una cicatrice chirurgica più ampia).
La riduzione della dimensione della cicatrice chirurgica diminuisce sicuramente il danno estetico, ma questo aspetto, per la riuscita dell’intervento, è meno importante della riduzione del danno tissutale che ne consegue. Oggi si parla sempre di più di Tissue Sparing Surgery (letteralmente “chirurgia a risparmio tissutale”), che si contraddistingue per incisioni chirurgiche più contenute: a essere ricercato dal chirurgo, però, è soprattutto il risparmio dei tessuti nobili (muscoli, tendini, capsula, osso).

Riducendo il danno tissutale è possibile:
  • la riduzione delle perdite ematiche;
  • una riduzione del dolore post-operatorio;
  • un decorso post-operatorio più rapido.
Presso l’U.O. di Ortopedia e Traumatologia del D’Amore Hospital di Taranto viene utilizzato l’approccio denominato “Fast Track” (“percorso rapido”, dall’inglese). Si tratta di una modalità integrata, che coinvolge un’équipe multidisciplinare formata da chirurghi, anestesisti e fisioterapisti prima, durante e dopo l’operazione. Lo scopo è quello di velocizzare il recupero del paziente e ridurre al minimo il dolore dopo l’intervento e il rischio di trombosi.

Fast Track: tempi di degenza e ripresa funzionale

Il Fast Track riduce notevolmente i tempi di degenza, che si attestano a 3-4 giorni, dimezzati rispetto all’intervento di chirurgia protesica tradizionale (7-8 giorni). La ripresa funzionale è precoce. A distanza di poche ore dall’intervento (o il giorno seguente), il paziente viene fatto alzare dal letto per deambulare con le stampelle, assistito dal chirurgo e dal fisioterapista. Il protocollo riabilitativo prevede la deambulazione con doppio appoggio per 10 giorni, con un solo appoggio per altri 10 giorni e successivamente a carico libero. I tempi possono essere ulteriormente ridotti se il paziente è collaborante.

Grazie a un percorso riabilitativo personalizzato, il paziente può riprendere le normali attività quotidiane dopo 2-4 settimane dall’intervento chirurgico, tornare al lavoro o guidare dopo 4-6 settimane e ricominciare a fare attività sportiva dopo 3-4 mesi circa. Potenzialmente, il paziente è in grado di riprendere qualsiasi tipo di sport, ma è comunque consigliabile, per preservare una maggior durata dell’impianto protesico negli anni, evitare gli sport ad alto impatto come calcio, basket, hockey.
Per informazioni e prenotazioni chiama lo 099.7704111 oppure scrivici 
Revisione medica a cura di: Dott. Vito Nicola Galante

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