G.B. Mangioni Hospital / 17 luglio 2024

Inquinamento e cambiamento climatico: gli effetti sulla pelle

dermatite atopica
L’inquinamento ha conseguenze dirette sulla salute del nostro apparato respiratorio ma non solo. A risentirne è anche la pelle che ne è fortemente colpita tanto che si evidenzia un incremento di alcune patologie come la dermatite atopica.
 
"L’aumento dell’inquinamento provoca la comparsa di manifestazioni caratteristiche della pelle che ha tendenza atopica - spiega il dottor Andrea Giuseppe Di Stefano della Dermatologia di G.B. Mangioni Hospital cresce anche la sensibilità e la vulnerabilità insieme alla secchezza e all’irritazione."
 
L’impatto è crescente già nel periodo pre-natale e l’esposizione all’inquinamento durante la 麻豆传媒团队 incide sui rischi di sviluppare la dermatite atopica entro i primi sei mesi del bambino.
 
L’epidermide è la prima barriera di protezione del nostro corpo: la pelle diventa più fragile e dunque sensibile quando è esposta alle sostanze inquinanti come l’ozono e le polveri sottili, all’ossido di azoto e ai cosiddetti IPA (idrocarburi policiclici aromatici).

Dermatite atopica: come si manifesta

La dermatite atopica è una patologia cutanea che si presenta come un’infiammazione cronica: può manifestarsi a qualunque età e si evidenzia con la presenza di eczema, con pruriti intensi, che hanno un impatto fortemente negativo sulla qualità della vita e sulle relazioni.
 
Dal punto di vista dell’incidenza è una patologia in costante aumento, soprattutto nei paesi più sviluppati, urbani e industrializzati tanto che in Europa e negli Stati Uniti si presenta nel 10% degli adulti e nel 20% dei bambini.

Fattori climatici che aumentano la fragilità della pelle

A favorire lo sviluppo della patologia sono quegli aspetti climatici come l'aumento generale e costante delle temperature e dell’umidità, la maggiore esposizione ai raggi UV e l'inquinamento stesso: questi compromettono la barriera cutanea modificando la risposta del nostro sistema immunitario e quindi la risposta infiammatoria.
 
L’alterazione della barriera cutanea è inoltre direttamente legata anche alla formazione dei radicali liberi e allo stress ossidativo che si genera.

La perdita di acqua è lì indicatore della salute della pelle

Uno dei valori che ci permettono di valutare se la funzione della barriera cutanea è sana o alterata è l'analisi della perdita di acqua che avviene attraverso l’epidermide. Quando si è maggiormente esposti all’inquinamento ad esempio al biossido di azoto e quando si soffre di dermatite atopica, il rischio è che aumenti anche la perdita di acqua della nostra pelle.
 
Il rischio di sviluppare patologie della cute può essere ridotto con le politiche ambientali di contenimento dell’impiego di combustibili fossili e laddove necessario con l’impiego di dispositivi di filtraggio dell’aria.

Microbioma cutaneo e inquinamento

Ogni persona è ricoperta da milioni di microrganismi che vivono sulla pelle, comunemente indicati come microbioma cutaneo. Anche se i ricercatori non sanno tutto su come i batteri "amici" aiutano la pelle, sappiamo che le persone hanno bisogno di questi organismi per produrre determinati tipi di lipidi, o oli, che mantengono la pelle isolata dall’ambiente e scongiurano le infezioni.
 
Probabilmente molti sanno che le creme idratanti e altri prodotti per la pelle contengono ceramidi, un gruppo di lipidi che svolgono un ruolo importante nella protezione della pelle. La quantità di ceramidi e composti correlati presenti sulla pelle di un bambino durante le prime settimane di vita è un predittore coerente e significativo della possibilità che svilupperà l’eczema. Meno ceramidi si hanno sulla pelle, più è probabile che si sviluppi l’eczema.
 
Per vedere quali tossine potrebbero impedire la produzione dei lipidi benefici che prevengono l’eczema, i ricercatori hanno utilizzato i batteri comunemente presenti sulla pelle che producono direttamente ceramidi (come Roseomonas mucosa), e batteri che aiutano il corpo a produrre le proprie ceramidi (come Staphylococcus epidermidis) e batteri che producono altri lipidi benefici per la cute (come Staphylococcus cohnii) e li hanno esposti a livelli di isocianati e xilene (contenuti nei tessuti sintetici) simili a quelli a cui le persone potrebbero essere esposte nel mondo reale, come i livelli standard rilasciati da una fabbrica o i fumi della colla poliuretanica di un negozio di ferramenta.
 
I ricercatori hanno evidenziato che l’esposizione di questi batteri agli isocianati o allo xilene li ha portati a smettere di produrre ceramidi e a produrre invece amminoacidi come la lisina. La lisina aiuta a proteggere i batteri dai danni delle tossine ma non fornisce i benefici effetti per la salute della pelle.
 
Inoltre è stato evidenziato che i batteri nocivi come lo Staphylococcus aureus proliferavano su nylon, spandex e poliestere ma non sopravvivono su cotone o bambù.

Affrontare gli effetti dell’inquinamento sulla pelle: cosa si può fare

I rilevatori in grado di rilevare bassi livelli di isocianato o xilene potrebbero aiutare a monitorare gli inquinanti e prevedere le riacutizzazioni dell’eczema in una comunità. Rilevatori migliori possono anche aiutare i ricercatori a identificare i sistemi di filtraggio dell’aria in grado di eliminare queste sostanze chimiche dall’ambiente. Negli Stati Uniti, le persone possono utilizzare l’EPA Toxics Tracker per verificare quali inquinanti sono più comuni vicino a casa loro.
 
Nel frattempo, per migliorare l’equilibrio microbico potrebbe essere necessario evitare prodotti che limitino la crescita dei batteri sani della pelle. Ciò può includere alcuni prodotti per la cura della pelle, detersivi e detergenti. In particolare per i bambini sotto i 4 anni, si consiglia di evitare il fumo di sigaretta, i tessuti sintetici, le schiume non in lattice, i poliuretani e alcune vernici.
 
Anche la sostituzione dei batteri che sono stati eccessivamente esposti a queste sostanze chimiche può essere d’aiuto. Ad esempio, è stato dimostrato che l’applicazione di Roseomonas mucosa, un batterio produttore di ceramide che vive sulla pelle sana, può portare a una riduzione dei sintomi tipici dell’eczema per mesi rispetto al placebo. I ricercatori stanno anche studiando altri potenziali trattamenti probiotici per l’eczema.
 
Valutare le cause ambientali delle malattie che sono diventate sempre più comuni in un mondo sempre più industrializzato può aiutare a proteggere i bambini dai fattori scatenanti chimici di condizioni come l’eczema atopico. Credo che un giorno potrebbe permetterci di tornare a un’epoca in cui queste malattie erano rare.
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Revisione medica a cura di: Dott. Andrea Giuseppe Di Stefano

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