Ci troviamo di fronte a una patologia che non sempre si manifesta con segnali precisi. Dunque
come si diagnostica la sindrome di Brugada? Il primo passo è
l’analisi della storia clinica del paziente, accompagnata dalla raccolta di informazioni fondamentali sulla famiglia, soprattutto in caso di
decesso improvviso e imprevisto di un familiare in giovane età.
Per la sindrome di Brugada la diagnosi si basa naturalmente anche sull’eventuale presenza di determinati sintomi, in particolare
svenimenti fulminei. In seguito, la procedura prevede l’esecuzione di un
elettrocardiogramma e un
Holter cardiaco delle 24 ore.
Sindrome di Brugada: dall’ECG alla determinazione delle tipologie
Una volta che il paziente si è sottoposto a ECG, la sindrome di Brugada si può individuare con la lettura del tracciato e il riconoscimento del cosiddetto
pattern di Brugada.
Questo si traduce nella seguente classificazione:
- Sindrome di Brugada di tipo 1: si tratta dell’unico pattern di Brugada che ufficializza la diagnosi. Anche se i segni sono in realtà molto variabili, a livello generale si può individuare nel tracciato un sopraslivellamento del tratto ST nelle derivazioni precordiali destre V1-V2-V3, in modo simile a quanto avviene in presenza di un blocco di branca destra;
- Sindrome di Brugada di tipo 2 e tipo 3: si definiscono tali quando i segni presenti nel tracciato sono meno evidenti e dunque non vengono ritenuti diagnostici. Possono però anche essere considerati dubbi e meritevoli di ulteriori approfondimenti
Del resto, il tracciato di un ECG in un paziente con sindrome di Brugada
può anche variare nel corso dello stesso esame: se in un certo momento può presentare un pattern di Brugada di tipo 1, solo poco dopo può presentarne uno di tipo 2 o 3. Inoltre, febbre alta o alcuni farmaci possono far convertire la sindrome di Brugada di tipo 2 e tipo 3 in un tipo 1, così come tale evoluzione può anche avvenire spontaneamente. Ecco perché con la sindrome di Brugada la diagnosi si rivela spesso una sfida.
Test con farmaci bloccanti i canali del sodio
Per indagare più a fondo e confermare o smentire il sospetto diagnostico in casi dubbi, è stato messo a punto un
esame provocativo che prevede la
somministrazione al paziente di alcuni farmaci specifici, in particolare antiaritmici, dotati di proprietà bloccanti nei confronti del canale di sodio (flecainide o ajmalina) . Durante il test, in regime di day hospital, si esegue un ECG: se nel tracciato è possibile leggere il pattern di Brugada di tipo 1, la presenza della patologia è confermata. ? però importante sottolineare che
ciò non implica sempre un elevato rischio di aritmia fatale.
Esame elettrofisiologico endocavitario
In assenza di storia familiare di morte improvvisa o sincope, accertata la diagnosi di pattern Brugad tipo 1, può essere indicata un
esame elettrofisiologico endocavitario per chiarire se la sindrome di Brugada pone il paziente in una situazione pericolosa, ovvero
se è presente un alto rischio di morte improvvisa.
Per via percutanea (puntura di una vena femorale in anestesia locale) si introduce attraverso una vena dell’inguine, una sottile sonda che arriva fino al cuore: la sonda ne registra l’attività e lo stimola con impulsi elettrici, in modo da produrre intenzionalmente anomalie nel ritmo e
verificare la suscettibilità del cuore ad aritmie ventricolari. Se la vulnerabilità è bassa, il paziente con sindrome di Brugada di tipo 1 viene considerato a
basso rischio.
Durante tutto il corso di questo test invasivo, l’équipe ha il totale controllo della situazione ed è immediatamente pronta a interrompere il processo nel caso l’aritmia indotta non risulti tollerabile per il paziente e ripristinare il ritmo cardiaco con una piccola scossa in questo caso il paziente vien considerato ad probabile alto rischio. Per alcune ore dopo l’esame, il paziente deve restare disteso a letto e il suo ritmo cardiaco viene attentamente monitorato. Il giorno seguente può tornare a casa.
Nella valutazione del paziente viene sempre eseguito un
ecocardiogramma per verificare la presenza di patologie strutturali, mentre per i pazienti con familiarità di sindrome di Brugada o episodi di decessi improvvisi è anche consigliabile un
test genetico che consenta di identificare la mutazione responsabile.