Generalmente, il
trattamento delle polmoniti interstiziali acute dipende dalla entità clinica cui ci si trova di fronte. Generalmente il cortisone viene utilizzato con efficacia in alcune di esse come la polmonite da ipersensibilità ed anche la Sindrome di Hamman-Rich mentre per la fibrosi polmonare sono da poco disponibili trattamenti con antifibrotici.
Al momento,
non esiste una cura vera e propria per la polmonite interstiziale acuta dovuta al COVID. Il trattamento attuale consiste nel solo supporto ventilatorio con ricovero in
terapia intensiva, il reparto dedicato esclusivamente alle persone in gravi condizioni di salute. In questa unità, che conta sulla presenza costante di personale sanitario specializzato e di macchinari all’avanguardia,
i trattamenti intensivi e il monitoraggio continuo hanno l’obiettivo di stabilizzare i parametri vitali e ristabilire il miglior equilibrio possibile fra i sistemi essenziali dell’organismo.
In terapia intensiva si aiuta il paziente attraverso:
- Ventilazione meccanica non invasiva, che somministra al soggetto l’ossigeno necessario con l’ausilio di maschere e caschi in modo non invasivo, in modo da evitare l’intubazione. Con questi dispositivi, si aiutano i pazienti che respirano spontaneamente, grazie a una ventilazione a supporto pressorio: un flusso costante di ossigeno viene erogato da una macchina in base alle personali esigenze del soggetto. La non invasività permette anche al paziente di poter sostituire maschere e caschi con occhialini nasali nei brevi momenti in cui deve alimentarsi o prendersi cura della propria igiene personale;
- Ventilazione meccanica invasiva (intubazione), che utilizza gli stessi ventilatori del supporto polmonare della modalità non invasiva in un paziente sedato ed in cui è stato posizionato un tubo endo-tracheale da un rianimatore esperto;
- Eventuale terapia corticosteroidea, che sfrutta per l’appunto i corticosteroidi, ormoni steroidei sintetizzati nella ghiandola surrenale. Questo tipo di trattamento, la cui efficacia non è ancora stata definita, agisce in modo soppressivo sulle difese del sistema immunitario: per questo viene scelta quando sono state già messe in atto tutte le alternative possibili senza risultati apprezzabili.
In ogni caso, se il soggetto riesce a superare la crisi iniziale, è possibile procedere con la
riabilitazione polmonare, un programma di esercizi, formazione e interventi comportamentali specifici che ha l’obiettivo di migliorare le varie fasi della quotidianità e la qualità stessa della vita. Queste azioni permettono di ridurre la difficoltà a respirare, accrescere la tolleranza all’attività fisica e soprattutto aumentare il senso di benessere nel paziente.
In alcuni precisi casi, per incidere positivamente sulla qualità di vita, si può anche
contemplare l’ipotesi di un trapianto: un’opzione che non tutti i pazienti possono permettersi, ma anche una terapia ormai affermata grazie ai tanti passi in avanti della ricerca medica. Ciò che lo rende definitivamente efficace sono comunque le cure postoperatorie, che rivestono un ruolo conservativo molto importante.