La diagnosi di laparocele è
clinica: il medico può in genere verificare la presenza dell’ernia durante la visita, soprattutto dopo che il paziente avrà specificato l’esecuzione di un intervento chirurgico. In alcuni casi, al paziente potrebbe essere richiesto qualche colpo di tosse, in modo da valutare un aumento di volume della tumefazione. In seguito, il medico potrebbe richiedere alcuni esami diagnostici per ottenere una conferma definitiva e acquisire dati utili sull’entità dell’ernia e sul suo possibile sviluppo.
Il paziente potrebbe sottoporsi a
ecografia addominale, che permette di visualizzarla e accertare la diagnosi. Nei casi più complessi, potrebbero essere necessarie
risonanza magnetica o TC: quest’ultima viene anche utilizzata una volta definita la strada dell’intervento chirurgico, in modo da valutare lo stato della parete addominale.
Prima di un’operazione di laparocele addominale il paziente deve rispettare alcune norme di preparazione e facilitazione:
- Indossare una fascia elastica addominale ed evitare qualsiasi sforzo impegnativo per alcuni giorni prima dell’intervento
- Il giorno precedente, depilare la zona interessata e restare a digiuno dalla mezzanotte. In ogni caso, il digiuno totale (quindi bevande comprese) deve essere osservato per almeno 6 ore prima dell’operazione
- Il giorno stesso, condividere con il personale sanitario tutti i referti e la documentazione clinica relativa agli ultimi mesi e comunicare eventuali terapie farmacologiche in atto
L’
intervento sul laparocele può essere eseguito in
due modalità ed entrambe prevedono l’anestesia generale. Solo in caso di porta erniaria di diametro compreso fra 1 e 2 centimetri è possibile somministrare al paziente un’anestesia locale o spinale. Le due procedure sono:
- Videolaparoscopia, quando l’ernia ha un diametro che non supera i 5 centimetri. Questo trattamento mini-invasivo consente di giungere alla cavità peritoneale attraverso 3 o 4 incisioni di piccole dimensioni, grazie alle quali si introducono all’interno dell’addome una piccola telecamera e gli strumenti chirurgici. L’area in cui la fascia muscolare ha ceduto diventa così ben visibile dall’interno, grazie alle immagini trasmesse dalla telecamera sul monitor collegato. Il tessuto viene fatto ridurre all’interno dell’addome e in seguito si procede alla riparazione del difetto nella parete addominale. Viene quindi inserita una sottile rete sintetica (compatibile con i visceri dell’addome) detta mesh: suturata con alcune clip assorbibili ai bordi del laparocele, richiude l’apertura e sostiene la parete addominale, portando a un rischio molto minore di recidive. La porta erniaria verrà poi richiusa dal processo di cicatrizzazione dei tessuti.
- Laparotomia, sfruttando l’accesso già utilizzato per la precedente operazione. Vengono isolati il sacco peritoneale e l’accesso del laparocele addominale. Questo intervento chirurgico, preferibile quando l’ernia è di grandi dimensioni e le aderenze addominali non consentono la laparoscopia, prevede la riapertura della cicatrice che si è formata, l’isolamento dei bordi dell’ernia, la riduzione del tessuto dentro l’addome e il posizionamento della rete.
In entrambi i casi, l’intervento di laparocele ha una durata che varia
dalle 2 alle 3 ore. La prima procedura richiede una degenza di 2 notti al massimo, mentre
la laparotomia può portare a 5-6 giorni di ricovero in ospedale. Come ogni altro intervento, quello sul laparocele comporta rischi, in base alle condizioni di partenza del paziente: stato di salute, età, ecc. Ecco perché in alcuni casi lo si esorta a una
pronta mobilizzazione, in modo da evitare la formazione di trombi e lo sviluppo di infezioni.